Car* tutt*,

scriviamo questa lettera verso la fine di un 2020 particolarmente complicato. Lo stessa assemblea di approvazione, del bilancio avviene a ottobre anziché a giugno come di prassi, per le conseguenze dell’allarme Covid.

Affrontiamo questa assemblea ad un passaggio fondamentale per la nostra associazione: duramente provati dalla rinegoziazione dei contratti per l’accoglienza, in ritardo -non voluto, ma dettato dalle circostanze- sul nuovo progetto, ci troviamo ad uno snodo in cui in pericolo è la sopravvivenza stessa dell’associazione.

In questa lettera analizzeremo il contesto in cui ci troviamo, le scelte che il gruppo dirigente ha fatto, il bilancio che dovremo approvare e le prospettive per il 2021.

Il decreto “Sicurezza”

La nuova maggioranza formatasi in parlamento all’indomani delle elezioni, ha inteso dare un segnale molto forte sul tema dell’accoglienza: criminalizzazione delle ONG impegnate in operazione di salvataggio, chiusura dei porti, penalizzazione dei soggetti come noi, impegnati nella quotidianità dell’accoglienza, elaborazione di una serie di norme volte a scoraggiare o dissuadere l’ingresso e la permanenza in Italia, dei migranti. Il decreto sicurezza interviene molto pesantemente sui percorsi di integrazione dei migranti: interruzione dei corsi di italiano, restringimento dei permessi di soggiorno ai soli “Casi speciali”, restringimento dell’accesso alla seconda accoglienza, impedimento dell’iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo.

Abbiamo mantenuto nei mesi un atteggiamento serio e collaborativo in quanto gestori di un servizio pubblico, ma “siamo morti dentro” vedendo volatilizzarsi in un amen il nostro progetto, la validità dei servizi, il nostro stesso futuro.

In altre sedi formali ed informali abbiamo discusso e analizzato con i soci e le socie, le conseguenze di questa impostazione e le abbiamo criticate nelle occasioni in cui è stato lecito criticarle. Resta l’amarezza, ma anche attraverso i rapporti con le persone accolte -che rimangono- la consapevolezza di aver ben operato.

Dal luglio 2019, momento di entrata in vigore della rinegoziazione del contratto, smantellato il gruppo di lavoro, il servizio di accoglienza è stato condotto dai volontari, che hanno generosamente  garantito continuità al progetto. Abbiamo provato a mantenere umanità e saldezza morale pur in mezzo a mille difficoltà, mentre attraverso la partecipazione a bandi pubblici e la progettazione del nuovo servizio, cercavamo di reperire le risorse necessarie ad andare avanti. Sono stati mesi molto difficili, fatti anche di acuti conflitti tra di noi, ma il gruppo è rimasto coeso.

Abbiamo lungamente atteso dopo il cambio di maggioranza governativa, un segnale di discontinuità, che disintossicasse il dibattito pubblico, ma purtroppo quel segnale non è mai arrivato. Constatiamo che l’argomento è troppo spinoso e divisivo per essere affrontato in maniera laica e pragmatica, senza perdere di vista l’umanità: si preferisce un profilo basso che non crei conflittualità e divisioni, purtroppo sulle spalle di persone senza colpe.

Covid 19

L’impatto del Covid 19 ha bloccato delle iniziative e costretto a rimodulare il lavoro quotidiano, esasperando se possibile le contraddizioni e le difficoltà: l’apertura della comunità per giovani è stata rimandata, le azioni previste dal progetto RANGE hanno conosciuto una battuta di arresto, il lavoro coi migranti soffre dei tagli imposti dalla rinegoziazione. Un esempio per tutti: a cosa è servito tagliare i corsi di italiano nel preciso momento in cui dovevamo -come collettività- assicurarci che certe informazioni fossero sinceramente comprese e certi comportamenti adottati? Ma i problemi riguardano anche gli altri strumenti volti ad assicurare una piena integrazione sociale e sostegno anche psicologico oltreché materiale dei migranti.

Le misure connesse al Covid 19, hanno creato dei ghetti in cui le persone sono ancora più isolate, ancora più incerte sul loro futuro, ancora più sconnesse dalla realtà circostante. Pensiamo ad esempio al caso paradossale del mancato reperimento di manodopera nel settore agricolo: la mancanza di garanzie e tutele ha inceppato un meccanismo prevalentemente basato su sfruttamento e mancanza di regole.

La Riforma del terzo settore

La riforma del terzo settore ha indotto in noi, come in generale nel mondo dell’associazionismo, una profonda riflessione sul nostro ruolo, sulle possibilità che la riforma apre, sulla corretta gestione della nostra organizzazione.

Lo spirito che ci sembra pervadere la riforma è quello di valorizzare il lavoro no-profit risolvendo ambiguità che consentivano l’accesso ad operatori poco ligi e trasparenti. Per conto nostro, abbiamo deciso di dare maggior leggibilità alla gran mole di lavoro di tipo volontaristico che in passato pure abbiamo svolto, ma di cui  abbiamo tenuto poca o nulla traccia. Arriviamo alle sfide della riforma crediamo con le carte in regola, per proseguire il nostro percorso collettivo di crescita.

Progetti 2020

Accoglienza migranti

Abbiamo lungamente riflettuto sulla nostra partecipazione: dalla lettura del bilancio appare evidente come il costo del servizio superi di frequente la dotazione messa a disposizione, nonostante tutti i tagli operati. Un flusso di liquidità regolare in questo momento è meglio di nessun flusso, anche se occorre sforzarsi ancora perchè il servizio sia sostenibile. Abbiamo dunque partecipato al bando 2020, riducendo il numero dei posti letto messi a disposizione e cercando di equilibrare i servizi.

Progetto minori

Il progetto è ad un punto di svolta: raggiunto anche lo step dell’accreditamento, a breve saremo in grado di fare la convenzione con il Centro per la Giustizia minorile e pertanto cominciare a lavorare.

Il nuovo servizio ha avuto come sapete una lunga fase di gestazione/ progettazione ed ha comportato l’investimento delle risorse che avevamo a disposizione: abbiamo immaginato un progetto laico, inclusivo, protettivo per chi lo gestisce e per chi ne usufruisce, definito nella sua identità di servizio pubblico volto alla piena re-integrazione sociale della sua utenza. Abbiamo consultato colleghi competenti, definito procedure e protocolli, organizzato nel dettaglio lo svolgimento delle giornate e del progetto educativo.

Progetto Contact Silence

La nascita del progetto nell’anno del distanziamento sociale sebbene ne abbia ostacolato la realizzazione gli dona un particolare significato. Abbiamo tenuto il ritiro estivo e bloccato in extremis quello autunnale. Il progetto è in piedi, ha un’identità definita e riconosciuta a livello internazionale. Non ha prodotto tutti i risultati attesi ma pensiamo di aver ben operato perché tali risultati arrivino in futuro.

Semenzaio sociale

Il semenzaio sociale in tempi di distanziamento è stato rimodulato nelle sue prassi operative ma va avanti. Certo ci manca la dimensione conviviale e giocosa, ma semina e distribuzione vanno avanti con buon successo a dimostrazione che l’iniziativa è gradita e risponde ad una molteplicità di idee che sono nell’aria e condivise. Riprendere il controllo dell’alimentazione, comprendere meglio le dinamiche di filiera, avere un  atteggiamento responsabile nei confronti dell’ambiente, scoprire e condividere tecniche, ricette, gusti: il tutto in un contesto profit-free, basato solo sulla voglia di fare e sul desiderio di comunità. Siamo fiduciosi che tutte queste idee, seminate con generosità, possano col tempo germogliare e trovare nuovi modi per diffondersi.

Volontariato

    • Report volontariato  –

Si diceva poco sopra che la riforma del terzo settore, spinge il mondo associativo a ragionare profondamente su lavoro retribuito e volontario: noi abbiamo sempre avuto presente il fatto che il lavoro specialistico ha bisogno di professionisti e che questi professionisti debbono tra l’altro, essere retribuiti in maniera degna; il lavoro invece di natura volontaria deve essere di natura ancillare, affianca i progetti più complessi secondo modalità precise, in cui i compiti sono determinati. Secondo questa nostra impostazione, non c’è alcun pericolo che ai volontari siano destinate risorse in maniera poco trasparente, siano caricati di mansioni poco adeguate, che la concorrenza nei confronti degli altri operatori sia condotta con pratiche poco lecite: in breve che le storture che abbiamo tutti ben presenti che caratterizzano una parte del mondo no-profit, trovino posto nella nostra organizzazione.

Per questo abbiamo deciso di adottare la forma del report, un documento pubblico in cui si registrano progetti, azioni, nomi e cognomi. La costellazione di azioni e progetti ogni anno aumenta, collegandosi in forme sempre diverse al lavoro retribuito. Direi che l’espressione “casa di vetro” ben si adatta a quello che facciamo, alle risorse che impieghiamo, alle persone che la abitano.

Lavoro Retribuito

L’apporto del lavoro retribuito quest’anno come è noto si è azzerato. Se è doveroso rammaricarsi di qualcosa, certamente dobbiamo muoverci una critica a come siamo riusciti a tutelare il lavoro, ovvero male. Le giustificazioni sono a tutti note, ma occorre imparare la lezione perché tale circostanza non si ripeta. Nei nostri progetti futuri abbiamo bisogno di collaboratori motivati e tranquilli, retribuiti con equità e regolarità secondo le mansioni svolte.

Il bilancio 2019

Come emerge dalla lettura del bilancio e si evince dalla relazione discorsiva del collegio dei revisori, il bilancio 2019 erode completamente gli avanzi accumulati negli anni precedenti. In qualche modo si riparte da zero, con il capitale dell’esperienza cumulata e con i progetti completamente finanziati e pronti a partire.

Il gruppo dirigente si ritiene responsabile del mancato repentino adeguamento della gestione dei costi alla rinegoziazione dei contratti e al contempo rivendica la decisione di investire nei nuovi progetti. Abbiamo pagato in prima persona ed a caro prezzo i nostri errori, ma abbiamo cercato di traghettare l’associazione, i suoi lavoratori, verso nuovi approdi.

Questo gruppo dirigente presenta alla discussione di questa assemblea, tutti gli elementi di conoscenza per una discussione approfondita ed aperta.

Arezzo, 19/10/2020 Il Presidente