Progettazione condivisa

Progettazione condivisa

In questo post, desidero riferire in maniera dettagliata il lavoro fatto a fine 2019, con i tavoli di co-progettazione cui abbiamo partecipato: il Bando della Regione Toscana per la coesione sociale, poi sbocciato nel progetto RANGE e il bando su fondi FAMI “ Realizzazione di percorsi individuali per l’autonomia socio-economica per titolari di protezione internazionale”.

Entrambi i bandi rispondevano a questioni lungamente poste, sull’impatto devastante della rinegoziazione voluta dal primo governo Conte sui contratti dell’accoglienza migranti. Il primo è nato da una riflessione specifica della Regione, sulla perdita di servizi a beneficio in particolare delle categorie più vulnerabili, mentre il secondo è frutto diciamo così del lavoro più “ordinario” del ministero, che anche quando propone -politicamente- misure più ideologiche e divisive, non cessa di svolgere la sua funzione istituzionale.

Al primo tavolo, la nostra associazione ha portato il suo contributo originale che nasce dall’esperienza specifica: all’interno dell’ RTI, Libera Mente interviene con progetti di volontariato, con un intervento specifico a favore dei fuoriusciti dall’accoglienza, con il servizio psicologico a favore dei più fragili.

Il tavolo è stato composto da: Oxfam, Caritas, Arci, Tahoma, Coob, Associazione Bangladesh, Consorzio Isola che non c’è, Città Nuove e noi, con Arci che ha assunto il ruolo di capofila. Al tavolo si sono poi aggiunti partner istituzionali, quali Asl, Comune di Arezzo, Unione dei comuni del Casentino e altri.

Il progetto è infine risultato assegnatario delle risorse richieste.

Galvanizzati dal buon clima condiviso in fase progettuale, abbiamo quindi partecipato insieme al Bando FAMI, con Isola che non c’è e Città Nuove a far da capofila e il cui esito sarà noto all’inizio dell’estate 2020.

Questi tavoli sono stati un’occasione per rafforzare i legami che ci uniscono ad una serie di enti del terzo settore aretino e dei servizi sociali pubblici, danno un pò di respiro sia ai nostri conti che alla nostra voglia di fare e di risolvere problemi; segnalano però anche due criticità: dalla fase di progettazione alla fase  di realizzazione passa un tempo intollerabile ( per interventi che si definiscono di “emergenza” ) per ragioni politico-burocratiche. Inoltre la prassi dei bandi mette in evidenza come interventi che riteniamo “obbligatori”, devono in realtà fare i conti con le disponibilità economiche. Questa contraddizione è a parere di chi scrive intollerabile. Faccio un esempio: l’aver eliminato la seconda accoglienza ( progetti Sprar/ Sipromi ) a favore di molte persone, la maggioranza, ha tolto strumenti fondamentali per l’integrazione sociale dei migranti. Non ci si può affidare ad una lotteria per assegnare risorse FONDAMENTALI per il benessere delle persone. Per tacere poi della situazione delle persone con sofferenza mentale, dipendenze o qualsivoglia disagio, destinate ad una vera e propria esclusione. Questo problema come sa bene chi opera nel sociale, non riguarda solo i migranti, ma anche molte altre categorie i cui bisogni essenziali sono sottoposti al medesimo trattamento. Credo che come collettività abbiamo bisogno di riflettere a fondo sull’organizzazione del nostro welfare e individuare forme nuove per sopperire alla carenza organica di risorse.

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