Au revoir les enfants

Au revoir les enfants

Questi ultimi mesi estivi, sono stati tralaltro, mesi di congedi.

Del gruppo entrato lo scorso maggio di 10 persone, ne sono rimasti solo due.

Marocchini, guineiani, ivoriani, hanno lasciato l’accoglienza senza traccia, orientati probabilmente a cercar miglior fortuna in Francia.

Inoltre, una pattuglia di 10 persone è giunta alla fine dell’accoglienza, ottenendo vari gradi di protezione e destinati dunque alla seconda accoglienza o allo Sprar/ Siproimi. 

Il momento del congedo è sempre segnato da un certo languore, le strade si separano dopo anni di convivenza più o meno felice. 

Che ne è delle persone che negli anni abbiamo conosciuto?

Con alcuni di loro manteniamo i contatti o attraverso il passaparola otteniamo notizie. Alcuni proseguono un’esistenza nomade e raminga un pò per scelta, un pò per necessità, altri si trasferiscono all’estero, altri ancora si stabilizzano.

La situazione del fuoriuscito dall’accoglienza si differenzia anche per via del periodo vissuto: esiste un prima  ed un dopo l’approvazione del Decreto Sicurezza.

Prima del decreto sicurezza, i permessi erano convertibili in permessi di soggiorno per lavoro, dopo il decreto sicurezza il permesso di soggiorno “casi speciali” non può essere convertito. La ragione è sempre la medesima che ha ispirato tutto l’impianto del decreto: rendere le cose più difficili, trasmettere l’idea che l’ospite straniero è fondamentalmente “sgradito” e se proprio vuol restare, gli si rende la vita difficile. Tradotto in italiano, perchè il linguaggio che si usa per compiacere le masse contiene un senso implicito, mantengo in un’area di indeterminatezza e precarietà una fascia di popolazione che se poi delinque fa sempre il mio gioco e al contempo illudo il resto che i suoi problemi effettivamente dipendono da essa.

A questa visione semplicistica e riduttiva, se ne deve opporre una razionale, empatica e inclusiva.

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