Il mio tessoooro!

Il mio tessoooro!

Il “Magghi” (scritto come si pronuncia) Cube è l’ingrediente fondamentale di tutti gli stufati preparati da quasi tutti gli africani, almeno quelli sub equatoriali. Viene usato in gran quantità e spesso degustato “in purezza”, a guisa di bob bon. I nostri richiami alla sua profonda insalubrità a nulla valgono: il Maggi Cube è irresistibile. Il suo indiscusso prestigio, mi ha fatto ripensare a me bambino introdotto ai piaceri proibiti del dado Star da mia sorella maggiore: quando nessuno ci vedeva ci facevamo un morsetto di quella roba salatissima che trovavamo regolarmente in frigorifero. Per dire come i meccanismi dell’omologazione gastronomica siano in fin dei conti estremamente comuni. Ma la riflessione potrebbe spingersi oltre: cosa mangiano e come mangiano i migranti?

I migranti sono solitamente giovani maschi che non hanno grossa esperienza di cucina, essendo un compito di solito di pertinenza delle donne, abituati a mangiare una volta al giorno, di solito alla sera al più con piccoli spuntini diurni. Arrivano per di più da zone caratterizzate da diversissime abitudini alimentari rispetto alle nostre, con prodotti che non somigliano molto ai nostri e un’irriducibile nostalgia di sapori e profumi.

In genere il loro “abituarsi” al nuovo contesto comporta gastriti, coliti e quant’altro, spingendosi talora fino a disturbi più seri e tendenti alla cronicizzazione. L’uso ad esempio di farinate, ha comportato frequenti mal di pancia finché non abbiamo individuato semole adatte; i bengalesi si distinguono per problemi gastro-intestinali per via di tecniche di cottura e condimenti devastanti.

Contro abitudini radicate e la distanza culturale, la nostra ricca tradizione gastronomica, almeno nel breve tempo, può molto poco.

A questo link, una riflessione ben più ricca e argomentata della mia : https://www.internazionale.it/reportage/andrea-de-georgio/2016/05/25/dado-cucina-africa-occidentale

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